I primi raggi di luce cominciano ad apparire dietro la montagna, la nebbia si posa sulle piantagioni di caffè, creando un'atmosfera densa e biancastra, minuscole gocce d'acqua cadono dalle foglie lentamente con un ritmo pacato, quasi sonnambulo, mentre gli uccelli si fanno vigili intonando il loro inno al sole. Efraím si alza con questi primi richiami e, come le galline, apre gli occhi appena sente la prima luce. Con in mano una tazza di caffè, addolcito con zucchero di canna, fa il suo brindisi con i suoi uccellini di tutti i colori e ringrazia mentalmente per un nuovo giorno, una nuova opportunità. Dopo un’ora di cammino, raggiunta la coltivazione, percorre i sentieri scivolosi lentamente con il cesto alla cintola, da una pianta all'altra, muovendo velocemente le mani e le dita, un esercizio di pazienza, quasi di meditazione. Con il suo cesto, passa attraverso ogni pianta di caffè, ramo per ramo, ciliegia per ciliegia, raccogliendo solo quelle rosse e lasciando quelle verdi. Il pomeriggio sta già calando, l'ombra avanza lentamente inghiottendo la montagna, tramonti arancioni, rossi e viola in una tavolozza di pastelli. Finisce un'altra giornata, le ceste piene senza foglie, senza rami, solo ciliegie rosse e mature hanno riempito il sacco che si deve riportare a casa sulla schiena. Il raccolto di oggi è andato bene, la stanchezza si fa sentire ma bisogna ancora camminare un’ora e poi spolpare e lavare le ciliegie perché siano pronte a seccare. | Sulla via del ritorno Efraìm pensa a quanto lontano andrà il suo caffè, immaginando volti paesi e persone che prima o poi vorrebbe incontrare di qua o di là del mare, pensa alla sua famiglia e ai bisogni che potrà soddisfare con la consegna del caffè alla cooperativa e si ripete “Falta lo que falta, no lo sabemos todavía, pero en eso estamos, hasta que todo sea como lo soñamos” (Manca quel che manca, non lo sappiamo ancora, ma è lì che siamo, finché tutto sarà come lo sogniamo - el Sup Marcos). |
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Ottobre 2024
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